Un Papa, un nome, un colpo da maestro (di comunicazione)

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Ci sono nomi che pesano come secoli. Leone, per esempio. E quando un Papa lo sceglie, sa che quel nome porta con sé la voce del tempo, la memoria di chi fermò Attila alle porte di Roma. Ma non è di storia che vogliamo parlare oggi, bensì di un piccolo episodio che, sotto la superficie, dice molto su come si comunica e su chi sa farlo.

Mentre ancora si spandeva nelle agenzie il fumo bianco e le campane di San Pietro rintoccavano, un’azienda farmaceutica danese, LEO Pharma, ha pubblicato un post. Due righe, sobrie ma ficcanti:

“Congratulations, Pope Leo… great choice of name.”

Ora, uno potrebbe pensare che si tratti solo di una battuta. Di quelle che si fanno per strappare un sorriso e raccattare qualche “like”. Ma qui c’è di più, molto di più. C’è tempismo. C’è eleganza. E soprattutto, c’è la consapevolezza che il nome è destino, anche nella comunicazione e nel marketing.

Chi ha scritto quel post conosce il mestiere. Non ha urlato, non ha venduto, non ha usato l’evento per piazzare un prodotto. Ha soltanto fatto una genuflessione ironica davanti al pontefice – e al contempo, un inchino perfetto al proprio brand.

Perché in un mondo dove le aziende corrono dietro all’algoritmo, LEO si è fermata un secondo, ha alzato lo sguardo, e ha fatto un gesto da vecchia scuola. Da tempi in cui si scriveva con la penna d’oca, ma si pensava con la testa.

Nel nostro settore, fatto di farmaci, bilanci, regolamenti e volti in camice, c’è bisogno di queste scosse. Di un po’ di spirito. Di una risata sobria. Di una comunicazione che non sia solo “compliance”, ma anche cultura. È un mestiere serio, e va bene così. Ma ogni tanto, si può anche respirare. E comunicare. Non con i manuali, ma con il fiuto. Non con le autorizzazioni, ma con il buon senso.

LEO Pharma ci ha mostrato come si fa. Senza mancare di rispetto a nessuno, senza strafare. Un colpo secco, come una firma ben tracciata su un documento importante. Ha detto poco, ha detto bene, e ha detto al momento giusto. Come si fa quando si conosce il mestiere, ma soprattutto quando si conosce il pubblico.

Anche nel farmaceutico, dove tutto pare misurato al milligrammo, si può ancora avere stile. E se ti chiami Leo, vedere un Papa scegliere proprio quel nome è qualcosa che va oltre il caso: è come ricevere, senza chiedere nulla, la più inaspettata delle consacrazioni. Una coincidenza simbolica che trasforma un semplice brand in un nome carico di risonanza universale. Anche per un’azienda farmaceutica.

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